Tipologie di plastica più diffuse: le caratteristiche e gli usi

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Le tipologie di plastica più diffuse hanno caratteristiche ed utilizzi differenti: dalle buste per la spesa, a bottiglie all’oggettistica.

Dalle biodegradabili alla plastica monouso. Sono differenti le tipologie di plastica diffuse nel mondo, per la maggior parte tutte plastiche riciclabili, ma non tutte biodegradabili. Infatti, sebbene principalmente si stia lavorando al fine di creare prodotti meno inquinanti, si parla di quasi 25 milioni di tonnellate di plastica, secondo il report dell’Istituto Oikos, che finiscono tra i rifiuti solidi, diventando quelli più inquinanti e difficili da smaltire: se incenerite, danno adito a sostanze estremamente tossiche, come la diossina. 

In più, possono resistere all’azione degli agenti atmosferici anche per migliaia di anni andando ad inquinare il mare e non solo. Questo dipende principalmente dalla loro composizione chimica che ne influenza sia il processo di smaltimento che di riciclo. 

Tipologie di plastica: pet e pp 

Tra le tipologie di plastica più diffuse c’è la plastica PET, utilizzata per le bottiglie di acqua e bibite, oppure per flaconi di shampoo. Tendenzialmente è una plastica progettata per essere utilizzata una sola volta, soprattutto perché con il tempo il pet rilascia antimonio e ftalati, sostanze chimiche che vanno ad interferire sul sistema endocrino, come spiega il sito “Efsa”. Perciò, dopo il primo utilizzo bisognerebbe gettare la plastica nella raccolta differenziata: dopodiché arriverà al centro di raccolta dove verrà ripulita da tappi ed etichette, triturata e quindi fusa per formare nuova plastica.

Dopodiché abbiamo il PP o Polipropilene, molto noto per tappi ed etichette, ed è maggiormente riscontrabile nei prodotti alimentari. Si utilizza anche per le bottiglie non trasparenti oppure per le vaschette con coperchio (quelle per il gelato). Il pp è riciclabile? Sì: non solo può essere riutilizzato per diverse volte (non infinite), ma anche il PP viene raccolto nei centri di smaltimento e portato ad alte temperature per creare nuova plastica.

Tra le tipologie di plastica più diffuse anche il Pvc o clorulo di polivinile, un polimero impiegato in diversi ambiti essendo un prodotto molto resistente: ad esempio il pvc è utilizzato per imballaggi, per le confezioni degli alimenti, per creare tende per la doccia, tovaglie in plastica, attrezzature sportive, salvagenti, cellulari e, in alcuni casi, anche nella meccanica.

Da HDPE a Ps: la plastica difficile da trattare

Più utilizzato per le plastiche rigide, come ad esempio per i flaconi dei detersivi, c’è l’HDPE, tradotto dall’inglese in Polietilene ad alta densità. Tale plastica viene impiegata nella produzione di bicchieri in plastica (quelli più resistenti), ma anche giocattoli e tutto quello che riguarda il mobilio per l’esterno: tavoli in plastica, sedie, così come parti di carrozzeria di un auto. Come avrete capito è un materiale resistente e duraturo, che se finisce in mare galleggia ed è di facile recupero, ma ciò non vuol dire che sia una plastica sana: contribuisce anzi a formare le famose isole di plastica.

Inoltre è uno dei materiali plastici più difficili da riciclare, poiché fa parte delle plastiche termoindurenti, cioè che con il calore non si sciogliolgono. Infine, tra le tipologie di plastica più conosciute, vi è anche il PS, noto come il polistirolo. Impossibile non conoscerlo perché viene inserito in moltissime scatole per proteggere gli oggetti dagli urti, ma viene utilizzato anche nell’ambiente domestico: fa parte dei classici piatti di plastica e bicchieri monouso.

Tuttavia non molti sanno che tendenzialmente è una plastica da evitare perché il suo componente principale, chiamato Stirene, con il calore, tende a distaccarsi dai piatti di plastica ed entrare a far parte degli alimenti (genericamente solo se la plastica viene utilizzata più di una volta). In più, tale plastica, non va esposta a fonti di calore, poiché potrebbe rilasciare sostanze cancerogene. Insomma, il ps è la plastica più inquinante esistente e presente nei nostri mari sotto forma di microplastiche. 

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Riciclare la plastica: ridurla o eliminarla?

Dunque, come avrete potuto capire, la plastica è un materiale difficile da elaborare e da smaltire. Proprio per questo occorre cercare dei metodi alternativi per il riciclo scegliendo l’ecosostenibilità:

  • Utilizzare sacchetti per la spesa riciclabili: portare con sé borse riutilizzabili quando facciamo la spesa è un primo inizio. Ad oggi la maggior parte dei supermercati predilige i sacchetti di plastica in favore di quelli compostabili, ma ci sono molte attività commerciali che ancora li utilizzano;
  • Comprare frutta e verdura sfusi: in commercio è possibile reperire anche verdure confezionati uno per volta. Evitiamo questi prodotti, per non agevolare l’eccesso di plastica, e quindi lo spreco, prediligendo frutta e verdura sfusa e fresca;
  • Bandire le stoviglie e contenitori usa e getta: una scelta più plastic free possibile è quella di eliminare questi oggetti dalla nostra vita quotidiana. Meglio utilizzare materiali come vetro o ceramica, ma se proprio non possiamo fare a meno, è possibile reperire piatti e bicchieri compostabili che possono finire insieme agli scarti di cibo;
  • Acquistare detersivi e prodotti alla spina: L’utilizzo dei prodotti sfusi non è circoscritto solo al settore alimentare, molti punti vendita ormai hanno settori dedicati all’acquisto di detergenti per la pulizia della casa alla spina, basterà portare con sé il proprio contenitore e riempirlo.

Fonti: Liberi dalla plastica.it, Efsa.eu,

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